Si riparte quindi da Fields Of Reeds, album capace nella sua complessità di far crescere attorno al gruppo dei gemelli Barnett una meritata attenzione mediatica. E se per apprezzare e immergersi appieno nell’intreccio dei ricercati suoni prodotti in studio era necessario un’adeguata concentrazione, lo stesso vale per affrontare il live. Non sono consentite distrazioni e occorre spogliarsi di pregiudizi e aspettative per lasciarsi avvolgere dalle composizioni multistrato e dalle atmosfere nebbiose e rarefatte.
In un’ora scarsa di concerto (forse questa l’unica pecca cui potersi appigliare) i tre britannici, affiancati per questa tournée (e per quelle a venire) da due fiati e dalla voce di Elisa Rodrigues, riescono comunque a rendere onore alla bellezza del loro ultimo disco.
L’inizio delle danze spetta alle nuove Spiral e Fragment Two e subito viene messo in chiaro che a farla da padrone saranno fiati, tastiere e le voci di Jack Barnett e della Rodrigues, che riusciranno a riprodurre dignitosamente il lavoro in studio. La parte centrale della setlist è invece destinata a brani tratti dal debutto Beat Pyramid e dal suo successore Hidden (il post-punk tinto di hip-hop di Attack Music e Swords of Truth e i tribalismi di We Want War), mentre nel finale si torna a percorrere il cambio di rotta intrapreso con Fields Of Reeds, in direzione orchestrale e dal vago sentore jazzy (Organ Eternal, la title track e V (Island Song)).
Ecco dunque che, seppur dovendo fare i conti con una dimensione e un contesto, quello del festival estivo, che poco si sposa con le loro attuali composizioni, ormai più portate per ambienti chiusi e suggestivi, dal vivo i These New Puritans riescono a mantenere fede alle aspettative maturate negli ultimissimi mesi ponendosi in un certo senso come band d’Avanguardia (passatemi il parolone) che speriamo abbia ancora molto da dire e dimostrare.
foto: Maurizio Barbetti