Never Let Them Catch You Crying
Monitor/Wide
Dei More Dogs non si sa molto. Anzi: non si sa praticamente nulla. L’unica notizia certa è che sono in tre e arrivano da Baltimora dove, in uno studio dalle parti di Little Italy, hanno dato vita a un’opera prima il cui incipit è rappresentato dal suono di una sirena che, lento e inesorabile, si trasforma in una malinconica nenia dai contorni ora sghembi, sincopati e frastagliati ora più geometrici e modulari, non per questo meno che godibile. Il resto sono improvvisazioni, triangoli appena accarezzati, un vibrafono che segna il percorso da seguire e sul quale si inseriscono – con una certa agilità e in ordine assolutamente sparso (verrebbe da dire: casuale) – campanacci, chitarre, organetti e percussioni. Della voce non vi è traccia, se non un paio di fugacissime apparizioni. Fosse stato pubblicato una decina/quindicina di anni fa, “Never Let Them Catch You Crying” sarebbe stato affiancato ai validi lavori di gente come Brise-Glace e Cul De Sac; oggi, a suonare questo genere di armonie sono rimasti davvero in pochi. Tra di essi i More Dogs rappresentano una delle punte di un’ipotetica piramide: se solo riusciranno a rendere appena più fruibile la loro proposta, hanno tutte le carte in regola per lasciare il segno.